La Prima mostra del Movimento CRESI - Ricerche e sparimantazioni d'Arte Contemporanea di Remo Romagnuolo

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Movimento artistico CRESI
Napoli
Complesso Monastico "Santa Maria in Gerusalemme,
detto delle trentatrè"
2022


Le ragioni identitarie di un raggruppamento artistico
che può vantare lontani ancoraggi di rapporti umani profondi
il Movimento di Creatività Estetica Innovativa

Quando si verifica l’evento costruttivo e fruttuoso della formazione di una aggregazione di artisti che si riuniscono intorno alla condivisione di un disegno progettuale può essere utile individuare le ragioni che presiedono il loro intento di mettere in comune intelligenze ed energie per poter dare corpo a qualcosa che vada ad ampliare i limiti di una mera soggettività, dilatandoli in una prospettiva di più largo orizzonte.
La pratica della ricerca storica ci convince a cercare sempre nelle ragioni e nelle specifiche individualità i motivi che suggeriscono una riunione delle forze; e l’esperienza maturata sul campo ci convince altresì che può essere resa possibile l’istanza di un indirizzo aggregativo non solo quando si profila d’abbrivio la consistenza di una impellenza ‘contenutistica’, che intende suggerire le proprie prospettive d’orientamento, attraverso la spinta della forza di impatto di un raggruppamento di soggetti portatori di una comune ‘visione del mondo’, ma anche quando a favorire la costituzione di un gruppo artistico è, piuttosto, l’afflato e la corrispondenza di intendimenti umani che testimoniano di esperienze partecipate e condivise sia nella sfera dei rapporti sociali che delle sensibilità ‘emotive’.
Nel primo caso, evidentemente, ci troveremo principalmente di fronte alla costituzione di un ‘movimento’, nel secondo caso, di un ‘gruppo’, avendo conto, di necessità, che la differenziazione indicata non segna una dirimente di ‘qualità’ del raggruppamento creato, ma solo una distinzione identitaria – se si vuole, convenzionale – che privilegia, nel primo caso, il ‘mastice delle idee’, nel secondo caso, la ‘coesione umana’.
Potremmo anche tentare di individuare una ulteriore specificazione all’interno di questa differenziazione di base, cercando di capire meglio, ad esempio, se prevalgano, all’interno del gruppo creatosi, le ragioni di una sua consistenza ‘sociale’ piuttosto che ‘comunitaria’.
Di fatto, però, tale distinzione – utile, se si vuole, sul piano dell’indagine antropologica o sociologica – varrebbe poco a spiegare le connessioni  motivazionali che costituiscono non solo la spinta aggregativa, ma anche ciò che abbiamo definito il ‘mastice’ della sua tenuta nel tempo.

Nasce il Movimento di Creatività Estetica Innovativa ed è di grande interesse osservare le ragioni della nascita e la profilatura dell’identità di questo gruppo artistico che matura a Napoli le ragioni della sua formazione.
Talvolta, come nel caso del nostro gruppo, di cui discutiamo, le due definizioni di ‘movimento’ e di ‘gruppo’ si sovrappongono; e ciò rende ancor più necessario intervenire con delle distinzioni specifiche che valgano a perimetrare con la massima puntualità consentita gli aspetti variegati che la materia assume.
Qui, occorre subito soggiungere, le ragioni da noi precedentemente additate nel segno di una dirimente, che val bene di definire una volta di ordine ‘contenutistico’ e l’altra di ordine ‘emotivo’, vanno considerate essere tutte allineate lungo un comune denominatore che è quello della urgenza psicologica creativa. Tutto questo, con fondate ragioni, andrà quindi definito come il ‘demone’ dell’ispirazione che conduce all’esperienza artistica e come punto d’irraggiamento, dall’interno della coscienza dell’artista, di ciò che determina l’istanza creativa.
Questa aggregazione artistica che ora qui nasce, di fatto, ha una sua preistoria che non va trascurata e che può essere considerata il préalable fondativo su cui è ancorata la sua consistenza attuale, che non va indicata, quindi, come l’effetto occasionale di una ideazione suggerita da eventi o da pulsioni esterne, quanto, piuttosto, il punto di approdo di una lunga conoscenza e di una stima interindividuale di lontana ascendenza e di consolidato radicamento.
Ovviamente, come è ben facile comprendere, questa notazione sul lungo ancoraggio di una conoscenza intersoggettiva tra gli artisti e della condivisione di numerosissime esperienze creative ed espositive rende sicuri della consistenza del gruppo che non si forma in funzione del perseguimento di un obiettivo parziale e transitorio, rispondendo, piuttosto, il progetto aggregativo, ad una istanza di approfondimento delle ragioni dello ‘stare insieme’, che sono ragioni di ordine artistico che riposano sulla forza di legami umani.
Tutto ciò consente di poter avere una prospettiva che non definiremo di carattere semplicemente ‘sociale’, ma, più ampiamente, di natura vocazionalmente ‘comunitaria’, giovando tale nostra notazione a mettere ancor più in evidenza come la forza delle relazioni intersoggettive abbia giocato un ruolo fondamentale nella costituzione del gruppo, giustificandone la promozione della sua costituzione.
In tale prospettiva – assumendo noi stessi il ruolo di testimoni della storia – possiamo asseverare della protratta frequentazione di questi artisti di comuni appuntamenti espositivi così come di contatti interpersonali con scambi di esperienze, di suggerimenti, di additamenti e di consigli per la crescita della prestanza creativa.
Aspettarsi che il gruppo che qui si presenta come tale, come aggregazione, cioè, di un manipolo di artisti uniti in un progetto comune, possa anche identificarsi in una linea programmatica o in una prospettiva di condivisione di Weltanschauung sarebbe un di più sostanzialmente irrilevante, dal momento che la disparità di condizioni di sensibilità creativa non può trovare accomodamento – e neppure, evidentemente, lo cerca – in una unità di visione che possa costituire un riferimento stilisticamente partecipato e proprio di tutto intero il gruppo.
La sensibilità espressiva, occorre subito dire, costituisce, piuttosto, un fattore che giova a raccogliersi in proposta di ragionevole compartecipazione ‘esigenziale’, piuttosto che meramente ‘stilistica’, ciò che noi vorremmo definire come una comune cadenza di ritmo creativo, che affratella gli artisti di questo gruppo tenendone al riparo le loro scelte di determinazione produttiva dal rischio di vedere agire una sorta di depotenziamento contenutistico che lascerebbe scivolare le singole personalità – e, con esse, tutto il gruppo – verso una deprecabile deriva di ordine poco più che ‘purovisibilistico’.
Procedendo in tale direzione, insomma, si fa largo, pian piano, qualcosa di molto importante, che noi vorremmo additare come l’intendimento sotterraneo e profondo di una ragione identitaria che – escluse le ragioni di accomunamento partecipativo ‘stilistico’ – possa giustificare la promozione in una unione di gruppo di ciò che già da moltissimi anni agiva come legame interindividuale tra questi artisti ora riuniti in un progetto comune.
Come può essere possibile ‘verificare’ l’assunto di cui abbiamo cercato di fornire ragione, e cioè, come avere certezza del fatto che la tenuta complessiva del ‘gruppo’ trovi giustificazioni nel tempo e nella storia, non nascendo come mera istanza di provvisorietà estemporanea? Noi abbiamo indicato la possibilità di osservare la forza coesiva della tenuta ‘contenutistica’, ma di tutto ciò occorre fornire convincenti ragioni.
Ed a noi sembra utile, in proposito, additare come possa essere eletto a fattore di prova sul campo di ciò che definiamo ‘tenuta contenutistica’ la pregnanza ‘segnica’ che distingue le varie sensibilità creative che si differenziano certamente sul piano delle specificità dei linguaggi – variamente oscillanti, nell’ordine della pratica figurativa o aniconica, tra delibazioni che definiremo di gestualità di ordine ‘attuativo’, ‘dispositivo’ o, addirittura ‘preterintenzionale’ – avendo come ineludibile ancoraggio pragmatico l’irrinunciata pregnanza del ‘segno’ ed agendo sempre al riparo dell’insidia di un deteriore scadimento di profilo ‘simbolistico’.
La produzione artistica cui questo gruppo dà corpo, pur nel rispetto delle singole individualità degli artisti che ne animano la compagine, si rivela, quindi, come l’espressione manifesta di una volontà che riesce a dare di sé un’immagine di unità, che trova nella ‘volontà’ partecipativa la forza convincente della propria prestanza.
Abbiamo messo in evidenza la consistenza psicologica e morale di questa raccolta di artisti per sottolinearne la fondazione delle ragioni aggregative nella pregnanza del rapporto umano piuttosto che ‘solo’ delle eventuali condivisioni ‘stilistiche’.
Detto questo, avvertiamo anche il bisogno di sottolineare come a questo ‘gruppo’ possano essere  riconosciute le proprietà distintive di ‘movimento’ soprattutto se ne osserviamo la carica morale che ne definisce non solo l’assetto formale, ma la carica motivazionale primigenia.
E qui le ragioni dell’unità d’intenti, la condivisione di una pratica onesta e distintamente leggibile delle sensibilità artistiche non possono che consentire l’identificazione di un condiviso sentire – ciò che ci lasciava, precedentemente, suggerire i richiami d’orientamento ‘comunitario’ – secondo una cadenza logica che si fa espressione vivente di un sentire decisamente profondo.

                           Rosario Pinto

 
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